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Il corpo come “Superficie Recettoriale Somestesica”

Il nostro corpo svolge una funzione conoscitiva nei confronti del mondo esterno grazie alla possibilità di organizzare “frazionamenti”, intendendo con ciò la capacità di orientare le superfici recettoriali in varie direzioni. Ogni lesione, ortopedica o neurologica, che interessi i sistemi di moto impoverisce questa proprietà così fondamentale per la costruzione di una interazione significativa con l’ambiente.

Potrebbe stupire il fatto che una Teoria della Riabilitazione senta il bisogno di definire preliminarmente il significato da attribuire al “corpo“. La questione, tuttavia, non è affatto secondaria poiché le differenti proposte terapeutiche sono una diretta espressione, più o meno implicita, delle assunzioni adottate dal riabilitatore su questo delicato argomento: per questo motivo, la definizione di “corpo” non può rimanere sottintesa o essere data per scontata ma, al contrario, essa necessita di una chiara enunciazione che consideriamo quanto mai opportuna anche da un punto di vista etico oltre che tecnico-scientifico.

Nella lingua Tedesca, ad esempio, esistono due differenti termini per indicare il corpo: con la parola “Korper“ ci si riferisce al corpo fisico ed oggettivo mentre con “Leib“ ci si riferisce al corpo vissuto e soggettivo. Solo raramente, tuttavia, si ha a disposizione una pluralità di termini per indicare a quale tipo di corpo ci si riferisca nei diversi contesti e, più in generale, la Riabilitazione raramente ne fornisce una qualificazione che rifletta il peculiare perseguimento dei suoi propri scopi. Ci si potrebbe chiedere, ad esempio, se il corpo che interessa il Riabilitatore possa identificarsi con quello stesso corpo che giace anestetizzato sul lettino del Chirurgo, o con quell’insieme “disincarnato” di leve ossee che rappresenta un modello di studio adatto al Biomeccanico o, ancora, con quell’intersecarsi di strutture muscolo-tendinee che da secoli attraggono l’interesse dell’Anatomista. Il risultato è che il corpo viene spesso concepito, spiegato e … riabilitato in base a modelli motori esclusivamente meccanicistici o presi in prestito da altre discipline scientifiche che hanno scopi differenti da quelli della Riabilitazione, trascurando il fatto che il movimento è un mezzo che ci permette di entrare in relazione con il mondo.

La Teoria Neurocognitiva assume che il corpo debba essere considerato una “superficie recettoriale somestesica“. Questo principio apparirà più evidente se si pensa a come il nostro corpo sia dotato di una quantità di recettori differenti che ci permettono di raccogliere numerose informazioni relative al mondo esterno. Tali recettori non sono distribuiti in maniera casuale: al contrario, a seconda della loro specificità, essi si concentrano su determinate superfici corporee. La retina dell’occhio, ad esempio, può essere considerata una superficie recettoriale visiva poiché essa ospita i “coni” ed i “bastoncelli”, che sono i recettori specializzati per la raccolta delle informazioni connesse alla vista. Analogamente, l’organo spirale (detto anche organo del Corti) situato nell’orecchio interno contiene i recettori sensibili alle informazioni acustiche, e può essere considerato come una superficie recettoriale uditiva. Ogni superficie recettoriale è collegata a sua volta ad una porzione di corteccia cerebrale “specializzata” e così, attraverso il nervo ottico, le informazioni raccolte dalla retina raggiungono il lobo occipitale del cervello, mentre le informazioni uditive raggiungono  il lobo temporale attraverso il nervo acustico.

Anche il nostro corpo è una superficie sulla quale sono distribuiti differenti tipi di recettori specifici che, ad esempio, segnalano le variazioni di temperatura o il dolore che si accompagna ad un danno tissutale. Inoltre, possediamo tipi differenti di recettori somatici specializzati grazie ai quali localizziamo con precisione il punto del nostro corpo in cui veniamo toccati, oppure riconosciamo le caratteristiche di un oggetto quali la forma, la dimensione, il peso o la trama della sua superficie; altri recettori ci permettono di percepire la posizione dei nostri arti nello spazio, altri ancora rilevano il movimento e la velocità  dello spostamento delle nostre articolazioni, ecc. Le informazioni connesse al movimento che vengono raccolte dalla superficie recettoriale somestesica rappresentata dal nostro corpo raggiungono il lobo parietale attraverso un imponente apparato di nervi sensoriali.

Suddivisione in lobi del cervello umano. Le informazioni visive raccolte dalla retina raggiungono il lobo occipitale, quelle acustiche raccolte dall'orecchio interno raggiungono il lobo temporale, quelle somestesiche raccolte dal corpo nel suo insieme raggiungono il lobo parietale

Più in generale osserviamo dunque che ogni superficie recettoriale è connessa ad una specifica area della corteccia cerebrale verso la quale proietta le informazioni raccolte. A differenza della superficie recettoriale visiva ed uditiva, delle quali abbiamo già parlato, ma anche di quelle olfattiva e gustativa (rispettivamente situate sulla mucosa che si trova nel tetto delle cavità nasali e sulla sulla faccia superiore della lingua) il corpo può realizzare al meglio la propria funzione informativa grazie ad una specifica proprietà che è il  ”frazionamento“.

Da un punto di vista neurofisiologico con il termine “frazionamento” si intende la possibilità di orientare le superfici recettoriali somestesiche in maniera adattabile: ciò implica la capacità di organizzare movimenti in cui differenti segmenti del corpo assumono contemporaneamente diverse direzioni in maniera indipendente tra di loro. Questa proprietà è stata messa in rapporto con lo sviluppo del tratto corticospinale nelle diverse specie animali: la massima espressione di questo traguardo evolutivo sarebbe rappresentato dal raffinato controllo esercitato dall’Uomo sui movimenti della mano (Muir e Lemon, 1983; Heffner e Masterton, 1983).

L’immagine che segue può rappresentare un esempio di questo concetto. Le superfici rappresentate dai polpastrelli della mano, pur ricchi di recettori tattili, non potrebbero esercitare appieno la propria funzione informativa se non esistesse la possibilità di ruotare l’avambraccio ed il polso, in modo tale che le dita assumano configurazioni variabili ed indipendenti tra di loro a seconda della superficie alla quale devono adattarsi.

Il nostro corpo è una "superficie recettoriale somestesica" in grado di organizzare frazionamenti.

Naturalmente la frazionabilità è una caratteristica di tutto il corpo, e non solo dell’arto superiore o della mano: si pensi, ad esempio, alla variabilità e all’adattabilità della colonna vertebrale, costituita da numerosi segmenti collegati tra di loro eppure indipendenti, oppure alla pluralità di configurazioni che possono essere assunte dagli arti inferiori e dal piede, con la sua funzione informativa nei confronti del suolo. Ogni lesione che determini una riduzione della capacità di organizzare frazionamenti si accompagna dunque ad un impoverimento del flusso di informazioni che costruiamo per mezzo di una fisiologica interazione con l’ambiente.

Bibliografia:

  • Heffner RS, Masterton RB. The role of the cortocospinal tract in the evolution of human digital dexterity. Brain Behav Evol 1983: 23: 165-183 (Abstract http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6667369)
  • Muir RB, Lemon RN. Corticospinal neurons with a special role in precision grip. Brain Res 1983: 261: 312-316



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